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La vela al terzo della Romagna dichiarata “patrimonio culturale immateriale”

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La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in collaborazione con il Comune di Cesenatico, sabato 13 maggio 2023 ha presentato il riconoscimento dell’interesse culturale della pratica della navigazione con vela al terzo lungo le coste della Romagna (decreto della Commissione Regionale per il Patrimonio culturale dell’Emilia Romagna n. 45 del 04/04/2023), quale bene culturale immateriale, applicando per la prima volta in Italia il nuovo art. 7 bis del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, che prevede appunto il riconoscimento anche del patrimonio immateriale.

La vela al terzo è la forma di vela tradizionale usata dalle barche da pesca e piccolo trasporto su entrambe le sponde dell’Adriatico settentrionale dal sec. XVIII sino alla metà circa del secolo scorso. È caratterizzata dalla forma a trapezio e dalla tintura con terre in colori vivi, sempre contrassegnata con un disegno riferito alla famiglia del proprietario (paròne) della barca, come una sorta di araldica popolare. La sua origine si deve all’incontro tra la vela latina usata in tutto il Mediterraneo con le forme di vela delle acque interne della Pianura Padana, e si rafforza in modo esclusivo sulle barche tradizionali adriatiche, come bragozzi, trabaccoli, lance, battane etc. di importanti città marittime, come Venezia, Chioggia, Trieste, Fiume, Ancona, e di coste molto attive come quelle della Romagna, dell’Istria, del golfo del Quarnaro, tutte in stretta relazione tra loro.
La vela al terzo – che deve il suo nome al fatto che il pennone superiore che la sostiene è fissato all’albero ad una terzo della sua lunghezza – cessò di essere utilizzata nel secondo dopoguerra dopo l’avvento della propulsione a motore anche sulle piccole barche da pesca, ma negli ultimi decenni il suo uso è stato recuperato da diversi gruppi e associazioni che la praticano e la tramandano insieme ad altri importanti elementi di cultura immateriale marittima, come il restauro di barche tradizionali in legno, concretizzando uno degli aspetti previsti dalla Convenzione di Faro sulle “comunità di eredità” che preservano e tramandano il patrimonio culturale.

L’articolo 7 bis ha introdotto nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio «Le espressioni di identità culturale collettiva contemplate dalle Convenzioni UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e per la protezione e la promozione delle diversità culturali», adottate a Parigi rispettivamente nel 2003 e nel 2005, che per essere assoggettabili alle disposizioni di tutela devono essere rappresentate da testimonianze materiali.
Nel caso del Museo della Marineria, sono state individuate tre imbarcazioni tradizionali (il trabaccolo Barchèt, il bragozzo San Nicolò, la battana Vanessa), due vele al terzo e due elementi simbolici, la cuffia e gli occhi di prua, in quanto patrimonio culturale e storico di una intera comunità, trasmesso di generazione in generazione con continuità, frutto di interazione uomo-ambiente-natura, nel quale la comunità stessa si identifica ed esprime la propria creatività e peculiarità.

 

veleggiata di garibaldi