Nel 1970, a seguito di numerose segnalazioni di affioramenti di materiale archeologico nel podere Fornari, e a conseguenti rilevazioni aeree, in località Cà Turchi furono effettuati sondaggi di scavo che individuarono la presenza di un insediamento di notevoli dimensioni, probabilmente appartenente ad una villa rustica dotata di impianti produttivi. Il rinvenimento principale riguarda due fornaci, delle quali si conservano le sole camere di combustione, a causa del fatto che queste strutture erano poste sottoterra almeno un metro e mezzo, e si sono quindi preservate dalla devastazione delle arature.
Nella struttura più a nord, meglio conservata, si distingue ancora chiaramente la disposizione interna, che presenta un corridoio centrale e una serie di brevi muretti perpendicolari, che in origine sorreggevano il pavimento forato della soprastante camera di cottura.
Nulla rimane della copertura dei due impianti, che forse era realizzata in argilla o laterizi crudi (gradualmente cotti con l’uso), in modo da ottenere una volta a botte. Le fornaci di questo tipo sono le più diffuse in Emilia Romagna, soprattutto tra I e II secolo d. C., perché complessi del genere erano molto versatili e permettevano la cottura di tipologie molto diverse di materiali, dalla ceramica alle grosse anfore di trasporto, fino ad arrivare ai laterizi.
I frammenti di statue rinvenuti durante gli scavi hanno fatto supporre che le fornaci potessero produrre in serie dei gruppi statuari destinati a vari utilizzi come, ad esempio, decorazioni per giardini o per abitazioni private di un certo prestigio, o come doni votivi per santuari.
Durante il I secolo a. C., a causa di criteri e motivazioni ancora non del tutto chiari, si diffonde l’usanza di bollare i laterizi con dei sigilli. La fornace di Cà Turchi produceva una molteplicità di classi di oggetti tra i quali, probabilmente, anche tegole. Sul sito della fornace infatti si sono rinvenuti alcuni esemplari di tegole bollate P.IVN CIL, che non ancora è possibile attribuire con certezza alla produzione della fornace. Il bollo, formato da sette lettere inserite in un cartiglio rettangolare di cm 9×3, significava probabilmente P(ublius) IUN(ius) CIL (o). Questo bollo è riscontrabile un po’ in tutti i siti archeologici del territorio di Cesenatico, ad esempio nel frammento di tegola utilizzata per la “tomba alla cappuccina” ritrovata a Borella di Cantalupo.
LA FORNACE ROMANA DI CA TURCHI
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