La Romagna: territorio di cultura e tradizioni. È il luogo che, più di ogni altro, riesce a restare al passo con i tempi e mantenere un legame con le usanze del passato. Una sorta di Mos Maiorum che, però, si proietta verso la modernità.
Non è difficile trovare, in Romagna, ambientazioni che normalmente si conservano solo nelle sceneggiature o nelle poesie. Qualcuno che suona in giardino, il trambusto delle balere, un pescatore o un contadino sempre pronto a parlare del posto e delle sue peculiarità. Si creano situazioni conviviali che hanno il sapore delle esperienze vissute e, molto spesso, il contesto viene arricchito con un bicchiere di Sangiovese e qualche coro improvvisato.
La storia romagnola non è composta solamente dalle parole di una narrazione e dai personaggi – un po’ illustri e un po’ bizzarri – che la compongono. La particolarità risiede in quello che si pone intorno al racconto. Perché, in questi luoghi, parlare di “musica” non basta. È una realtà in cui si ha a che fare con una vera e propria colonna sonora che, da sempre, accompagna la vita locale.
Il liscio, da solo, è in grado di parlare dell’intera tradizione e spiegare molto più di quello che si fa con le semplici parole.
“Romagna mia, Romagna in fiore, tu sei la stella, tu sei l’amore…”.
Il brano che, più di ogni altro, incarna ed evoca la natura del posto da cui trae ispirazione. Secondo Casadei diede il via al liscio romagnolo e a un passo che proprio non se ne vuole andare dalla mente. Risultato? La canzone divenne l’inno di questa terra. Anzi, si trasformò nel principale motivo di identificazione dell’intero territorio. Ma, di certo, non sarebbe potuta finire qui.
“La briscola e il tressette, si gioca all’osteria. E col bicchiere in mano si canta in allegria…”.
Un ritratto perfetto di quello che si trova facendo l’ingresso nella Regione. “Romagna e Sangiovese” è la canzone che dipinge la dimensione più autentica di queste località. Raoul Casadei, nipote di Secondo, ricevette il testimone per proseguire con la tradizione musicale e per diffonderla in tutta Italia. La magia della Romagna, quella vera, è il fatto che le tradizioni sono qualcosa di eclettico e dinamico. Non rimangono incrostate in un’epoca lontana. Accompagnano le generazioni e vengono trasmesse. Si conservano ma, allo stesso tempo, si adattano ad ogni tempo. Ecco perché riescono a rimanere più attuali che mai e a non ridursi a qualche accenno racimolato negli almanacchi.
“Romagna capitale, Romagna ballerina, Romagna che si sveglia col sorriso ogni mattina…”.
Raoul Casadei, nel 2011, fece uscire questo capolavoro di note e parole. Ma non fu un’impresa che portò a termine da solo. Con l’aiuto del nipote Mirko Casadei diede vita al terzo brano della tradizione e perpetuò a tramandarla. Così facendo, di anno in anno, di canzone in canzone, si giunge fino ad oggi.
Chi pensa che la produzione musicale della Romagna si sia esaurita o sia rimasta bloccata… è completamente fuori strada.
I nuovi testi parlano, in maniera specifica, proprio di Cesenatico.
“Andiamo a fare un giro sul porto. Ho preso un appuntamento con Roberto…”.
Si tratta di “Non lo sappiamo più” del gruppo Matrioska. Il porto di cui parla è quello leonardesco e Roberto, invece, è il barbiere di fiducia di moltissimi cesenaticensi. Non ci si trova più nell’atmosfera del liscio. Ma si continua a narrare il luogo attraverso l’incanto del pentagramma.
E, a breve, uscirà “Cesenatico” del cantautore Massimo Giovanardi. Un viaggio di melodie che avrà, come destinazione, il borgo marinaro.
E il ricordo del Re del Liscio è più vivo che mai. Così nel giorno del compleanno di Raoul Casadei, il 15 agosto alle ore 20 circa, andrà in scena una lunga notte dedicata alla musica che ha fatto della tradizione romagnola un fenomeno globale. Vicino alla casa di famiglia di Raoul Casadei, nel grande viale che divide il comune di Cesenatico da quello di Gatteo Mare, andrà in scena il concerto con la Mirko Casadei POPular Folk Orchestra